Secondo te, quante persone in Italia dichiarano di sentirsi bene dal punto di vista psicologico? E quanti dichiarano di sentirsi bene nel proprio lavoro?
Secondo il Mind Health Report 2023 l’Italia registra una percentuale di benessere mentale percepito pari al 18%: una tra le più basse individuate, insieme al Giappone.
La ricerca ha coinvolto più di 30 mila persone, provenienti da 16 Paesi differenti, di questi soggetti solo il 15% si sente realmente produttivo.
Questo accade perché la salute mentale generale incide sulla produttività: lavoratori infelici o stressati non produrranno quanto lavoratori che si sentono bene.
Nel 2023 ben il 76% degli intervistati ha dichiarato di provare almeno uno dei sintomi legati al burnout, tra cui: senso di sfinimento, diminuzione dell’efficienza lavorativa o senso di distacco verso ciò che riguarda il proprio lavoro. Un intervistato su due ha lasciato il posto di lavoro per motivi che riguardavano il malessere psicologico e nove lavoratori su 10 desiderano un impegno concreto da parte delle aziende in campo di benessere (Ricerca di BVA Doxa per Mindwork).
Martin Seligman, il fondatore della psicologia positiva, sostiene che una delle componenti irrinunciabili per il benessere è la ricerca di significato. Questo concetto, all’apparenza molto astratto, in realtà riguarda aspetti estremamente pratici della nostra vita: il significato ha a che fare con tutte le attività in cui sentiamo di stare contribuendo ad un obiettivo molto più grande di noi, che va oltre il tornaconto personale. Esso è strettamente connesso al nostro scopo di vita e ci aiuta a rispondere alla domanda: “Che cosa posso dare al mondo?”.
Compito di ciascuno è trovare la sua peculiare risposta: non ci sono strade giuste o sbagliate, più o meno meritevoli di altre. L’obiettivo è agire ciò che nel profondo senti essere pieno di valore. Prima di presentarti i principali sintomi della depressione lavorativa, voglio farti una domanda:
Ti sei mai chiesto per che cosa lavori? Qual è la tua motivazione?
La motivazione può essere definita come quella spinta che ci porta ad agire; ne possiamo distinguere due tipologie. Sei guidato da una motivazione estrinseca se compi quella attività per uno scopo secondario, ad esempio: candidarti per una posizione lavorativa solo perché offre un ottimo stipendio oppure partecipare alla cena aziendale solo per compiacere il tuo capo. Al contrario, sei guidato da una motivazione intrinseca se fai qualcosa perchè ti interessa o ti appassiona, ad esempio: scegli di candidarti per quella posizione perché è lì che senti di poter fare la differenza oppure di iscriverti ad un corso di formazione facoltativo per migliorare le tue competenze.
Attenzione: scegliere di fare ciò che per te ha significato non ti permetterà di essere sempre felice o di non sentire mai la stanchezza! Piuttosto, ti sosterrà a continuare ad impegnarti nonostante la fatica, la stanchezza o lo sconforto che è assolutamente normale provare in certi momenti della tua carriera.
Quali sono i sintomi della depressione lavorativa?
E quali le cause?
Tra il 2021 e 2022, il 6% della popolazione adulta italiana ha dichiarato di soffrire di una sintomatologia depressiva (Istituto Superiore di Sanità, 2023). Sentirsi depressi non significa avere un disturbo patologico legato all’umore, come la depressione clinica.
Quando suona la sveglia, e pensi alla tua giornata, alzarti ti sembra faticosissimo?
Senti di aver perso qualsiasi motivazione nell’andare al lavoro e non riesci più ad impegnarti con l’entusiasmo di una volta?
Ti viene ansia se pensi a tutte le attività che ti aspettano una volta raggiunto l’ufficio?
Ecco, questi sono alcuni esempi per farti capire ciò che intendo con depressione lavorativa.
Ma ho una buona notizia per te: sappi che non è tanto ciò che fai a determinare le tue emozioni ma è il significato che attribuisci a ciò che fai che ne è la chiave. La nota parabola dei tre muratori lo rende evidente:
Un giorno, un passante, vedendo tre muratori impegnati nel loro lavoro, domandò: “Cosa state facendo?”.
Il primo, stanco, rispose. “Tiro sù un muro”.
Il secondo, sospirando: “Costruisco una chiesa”.
Il terzo, con entusiasmo: “Costruisco la casa del Signore”.
Il passante rifletté su queste risposte e concluse che il primo muratore aveva un mestiere, il secondo una carriera, il terzo una vocazione.
Tutti e tre i muratori stavano facendo le stesse azioni, lo stesso lavoro, nello stesso momento e nello stesso luogo. Quel che percepivano, però, il significato che attribuivano al loro lavoro, non poteva essere più diverso.
Ci saranno sempre momenti della vita in cui ti sentirai profondamente triste, alle volte perfino svuotato a causa dell’intensità delle tue emozioni. E se la tua risposta più istintiva è quella di evitare il problema, bada bene: non dare la giusta attenzione ai tuoi stati emotivi ti porterà ad ottenere l’effetto opposto. Al contrario, fermati, respira e solo dopo chiediti:
“Cosa sto provando?”
“Dove sento questa emozione?”
Un nodo alla gola, tensione nell’addome o cos’altro?
E poi, lascia che sia: accogli questa emozione e permettile di prendersi spazio. Non giudicarti e non colpevolizzarti, accettala così com’è.
Accettare la propria tristezza non vuol dire rinunciare alla felicità, anzi è proprio il contrario! Solo dopo aver ascoltato cosa provi e averlo accolto dentro di te, potrà trasformarsi in qualcosa di differente. Accettandola, potrai interrogarti su come agire al meglio per te e permettere a quell’emozione di lasciarti, in quanto ha raggiunto il suo scopo.
Malessere e ansia a causa del lavoro: che fare?
Quali azioni puoi mettere in campo affinché sia tu ad avere il controllo delle tue emozioni e non il contrario?
Prima di tutto per “controllo” non intendo la soppressione degli stati negativi ma la capacità di gestirli in modo funzionale, abilità che passa dal loro riconoscimento.
- Non evitare ciò che ti fa stare male: prendi un quaderno e inizia a scrivere. Parti da quello che senti a livello corporeo e dai un nome a questo stato emotivo. Poi chiediti: “Cosa sta cercando di comunicarmi?”
- Trova in ogni cosa che odi qualcosa che ami: si sà, per quanto possiamo amare la nostra vita ed il nostro lavoro alle volte dobbiamo fare cose che proprio non ci piacciono. Se sono necessarie per raggiungere i tuoi obiettivi allora sforzati di trovare in loro qualcosa di positivo. Ad esempio: “Odio le riunioni del venerdì sera ma amo poter presentare a tutto il team i progetti a cui ho lavorato a lungo”.
- Cerca significato e coerenza. Interrogati sulle motivazioni che ti hanno spinto a scegliere proprio il lavoro che stai facendo e ascoltati: per te è solo un mestiere o anche un mezzo per raggiungere qualcosa che ha valore?
Disegna tre colonne: nella prima colonna descrivi brevemente chi sei, nella seconda colonna riporta tutto ciò in cui credi: ciò che per te ha valore e significato, nella terza colonna scrivi cosa fai nella tua giornata tipo. C’è coerenza tra queste tre dimensioni? Oppure, chi sei, ciò in cui credi e quello che fai sono l’una distaccata dall’altra?
- Considerati causa. Consiste nel sentire di non essere unicamente vittime delle situazioni che ci accadono ma, al contrario, di avere potere di azione e quindi di cambiamento. Solo così potrai aprire la tua mente a soluzioni nuove e finora mai sperimentate per dirigere la tua vita verso il benessere.
Esiste però un’altra faccia della medaglia: se è vero che il significato e la coerenza sono aspetti importanti per provare soddisfazione nel tuo lavoro, è pur vero che una serie di variabili psicosociali possono minare questo benessere. Fattori come un clima lavorativo teso o un metodo di comunicazione inefficace possono portare a grande stress e, conseguentemente, ad un abbassamento del benessere. Con l’aiuto di un esperto è possibile analizzare la presenza di stressor ambientali, verificare l’impatto degli stessi sui lavoratori e valutare eventuali rischi psicologici degli stessi (Magnavita et al. 2015).
Nel mio lavoro sono a stretto contatto con le realtà aziendali per portare formazione, motivazione e consapevolezza alle persone e spingere tutti a cercare un maggior livello di benessere sia sul lavoro che fuori. Contattami per conoscere meglio i miei percorsi aziendali e di crescita personale.
Citazioni:
Burnett, B., Evans, D. J., Parviero, F., & Ubbiali, G. G. (2019). Design your life: Come fare della tua vita un Progetto Meraviglioso. BUR Rizzoli.
Depressione per il 6% degli adulti, sale nei più vulnerabili. ISS. (2023)
Il benessere PSICOLOGICO Nelle Aziende Italiane, Mindwork BVA-doxa 2023. Mindwork.
Ebreo, M. (2023, March 8). Il 48% degli italiani si sente solo, Lo Rivela l’indagine AXA-Ipsos. Fortune Italia.
Hooley, J. M., & Buodo, G. (2017). Psicopatologia e Psicologia Clinica. Pearson.
Magnavita, N., Garbarino, S., & Winwood, P. C. (2015). Measuring psychological trauma in the workplace: Psychometric properties of the Italian version of the Psychological Injury Risk Indicator—a cross-sectional study. The Scientific World Journal, 2015, 1–6.
Seligman, M. (2012). Fai fiorire La Tua Vita: Una Nuova, Rivoluzionaria Visione della Felicità e del Benessere. Anteprima.